Tra i grandi vini del nostro paese non sempre si annovera, tra i primissimi, il Taurasi. Nonostante sia celebre la frase del Marescalchi che gli riconosceva essere addirittura il fratello maggiore del Barolo, l’Aglianico, da cui il Taurasi nasce, è un vitigno poco conosciuto in Italia e quasi sconosciuto all’estero. Cercheremo di scoprirlo meglio nel nostro blog, cominciando dall’indagine sulle origini del nome.
L’Aglianico è un vitigno nobile che ha una storia millenaria alle spalle. Ma la sua origine è tuttora controversa e probabilmente non sarà mai possibile chiarirla con certezza.
Secondo la tesi più antica, esso deriva dalle uve Helleniche. Il termine probabilmente subì una corruzione in Aglianico in epoca Aragonese (XV sec.). L’appellativo di “vite ellenica” tradisce sicuramente l’origine greca e si dice che nell’Italia meridionale i greci vi introdussero l’Aglianico fin dalla fondazione di Cuma.
Altra tesi, in sintonia con la precedente per la medesima importazione greca del vitigno, ci giunge direttamente da Plinio I, il quale affermava: «Falerno secundum, Guaranis tertium nobilitatis locum statuit». Essa riconduce, dunque, l’origine del termine Aglianico a Guaranum (denominazione utilizzata per indicare una tipologia del mitico vino Falerno, il più noto ed apprezzato vino dell’antichità). Al passaggio da Guaranico in Glianico si è aggiunta la “a” – probabilmente l’articolo dialettale – che col tempo si è fusa alla parola.
L’influenza greca di questo vitigno appare evidente anche nel caso in cui si riconoscano al vino aglianico alcuni suoi caratteristici attributi: chiaro – “Aglaos” – e splendore – “Aglaio”.
Infine, una tesi suggestiva e piuttosto recente vuole che il termine Aglianico starebbe ad indicare la giovanile asprezza ed astringenza del vino: “a-glucos” infatti significherebbe senza zucchero, dunque amaro. Questa sensazione deriva dalla elevata acidità del vino di Aglianico che rende maggiormente percettibile l’attributo amaro. La sensazione di amaro, tuttavia, non è riscontrabile nell’uva che al contrario risulta molto dolce per via della sua capacità di accumulare zuccheri. Bensì nel vino il quale si mostra molto acido ed amaro, essendo ricco di polifenoli.